Pensavo fosse amore 

e invece era un calesse

Massimo Troisi – film –

Avete visto il film del grande Troisi? se dovete spiegare ad una persona in inglese dategli pure il link seguente citando (con tono poetico):

 “I thought it was love, 

but it was a barouche

 Pensavo fosse amore, invece era un calesse 

Spero mi perdoniate la banalità, i giochi di parole a volte vicini al cattivo gusto e il sapore surreale di alcuni titoli e contenuti dei post. Ma i blog spesso li trovo piuttosto noiosi per cui cerco, come dire, di “spice it up a bit’, you know what I mean?

Poi c’è Il fatto che a volte un’espressione che suona surreale rende molto l’idea e comunica una verità disarmante, non trovate? Boh, non lo saprò mai cosa vi passa per la mente, a meno che non decidiate di mandarmi dei messaggi. Ancora gli articoli di blog interattivi in tempo reale non sono stati inventati, o forse si’? Di nuovo…boh!

Ecco, come al solito mi lancio in sproloqui ma poi divento serio e vado al punto, o no?… boh! no, dai, basta, mi ricompongo, giurin giuretta.

Di cosa parliamo oggi? Di dipendenza affettiva, tema ricorrente tra queste pagine. Si’ lo so, chi e’ frequentatore di Instagram probabilmente gia’ lo sapeva perché ha visto la ‘sneaky preview’, chi non lo e’ ancora e si chiede sotto quale complicato nome mi trova su IG, e’ sempre lo stesso: 

Edoardo Zollo – Psicoterapeuta (@psicoterapeutaitalianoalondra) • Instagram photos and videos 

Sono certo che molt* di voi hanno presente quella particolare sensazione di trovarsi tra il non voler più stare con qualcuno, e il non poterne stare senza. Il nostro ‘funzionamento’, la nostra tranquillità’ apparente, dipende in qualche modo da questa/e relazione/i. 

Certo la situazione e’ classica in coppie disfunzionali ma non e’ racchiusa a questa situazione, potremmo infatti parlare di rapporti dipendenti con un partner, ma anche quelli con la propria famiglia di origine o con ‘amici’ stretti, che si conoscono magari da una vita.

Ora, di dipendenze ce ne sarebbe da dire per molto, anche circostanziando alla sola dipendenza affettiva, potrei scriverci un libro, o due (e forse un giorno lo faro’) ma qua lancio solo dei sassolini nell’acqua delle nostre coscienze, per creare piccole onde di spunti di riflessione. Oggi vorrei riflettere infatti su una questione centrale del dipendere da un’emozione legata a qualcuno: quali sono i segnali, gli atteggiamenti, quotidiani che ci fanno realizzare che forse abbiamo sviluppato una sorta di dipendenza affettiva? Eccoveli, riportati paro paro da un sito interessante di terapia cognitivo comportamentale.

“-La dipendenza affettiva: caratteristiche, tipologie, cause e terapia -:

  • Le emozioni del partner hanno più importanza rispetto alle proprie
  • La stima di sé dipende dall’approvazione dell’altro
  • Prendere una posizione o una decisione diventa difficoltoso e causa forti sensi di colpa
  • La paura di essere abbandonati è talmente intensa che la maggior parte dei comportamenti hanno la funzione di evitare la solitudine e il rifiuto
  • Riconoscere ed esprimere i propri pensieri ed emozioni è difficile o spaventoso
  • La maggior parte del proprio tempo viene impiegato per controllare il partner
  • Le conseguenze negative che la relazione produce in tutti gli altri ambiti vengono ignorate”

L’argomento si fa particolarmente intrigante quando, come viene spiegato bene nel link citato, nell’esempio dell’innamoramento, i sintomi, che solitamente si trovano poi nelle dipendenze per esempio anche per uso di droghe, siano lampanti. Si ha infatti una prima fase euforica, si crea una piacevole tolleranza (non vedendo assolutamente i lati ‘deboli’ o ‘negativi’ di una persona), si ha una sorta di vera e propria dipendenza fisica e psicologico-emotiva della persona. Se presente e interagente si e’, come direbbe nonnina, al settimo cielo, se invece la persona non c’è si prova malessere, ansietta, e ‘astinenza’. Tutta colpa della dopamina. “La relazione, dunque, diventa l’obiettivo e, allo stesso tempo, la ricompensa, che consentirà alla persona dipendente di ridurre la sofferenza e sentirsi meglio.” (cit. Istituto A.T. Beck)

Vi ritrovate? Spero di si’, vuol dire che siete stat* innamorati, e spero pero’ che dopo l’innamoramento non siate rimasti intrappolati in una dipendenza affettiva. Come sempre pero’, nel caso voleste parlarne, qua a Londra io vi posso anche incontrare e se non siete a Londra c’e’ sempre il virtuale. Sono da decenni specializzato nelle comunità italiane all’estero, in particolare quella londinese. Non esitate a contattarmi, mi raccomando, parlare fa bene.

https://www.youtube.com/watch?v=4WFamr_WvFI